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Sankara, rivoluzionario e amante del pallone (e dello sport) [parte prima]

[In Italian] Written for a closed personal blog about football and African societies

Il Burkina Faso è un piccolo Stato che si trova nel mezzo dell’Africa occidentale, senza nessuno sbocco
all’oceano Atlantico e tremendamente legato all’arida striscia sub-sahariana del Sahel che attraversa
orizzontalmente la parte settentrionale del continente africano. Fino al 1984 era conosciuto con il nome di
Alto Volta, nome assegnato dagli ex colonizzatori francesi e rimasto inalterato fino appunto alla suddetta
data quando, un giovane presidente, da pochi mesi a capo del suo Paese, decise di cambiare nome in
Burkina Faso, letteralmente il “Paese degli uomini integri”.
Probabilmente i più non lo conosceranno, o forse lo avranno sentito nominare di sfuggita, o solo
vagamente. Thomas Sankara è stato uno dei più importanti ed influenti personaggi politici e sociali
dell’Africa degli anni ’80. Riassumere in poche righe ciò che ha rappresentato per il Burkina e per il
continente africano è impresa ardua, ma occorre senza alcun dubbio sapere che Sankara, definito il Che
Guevara africano, è stato portavoce di valori quali l’onestà, la trasparenza e la solidarietà, è stato un
combattente a difesa degli oppressi e degli ultimi della Terra, delle donne, del loro ruolo e la loro
emancipazione all’interno della società burkinabè e globale; ha lottato strenuamente contro il razzismo, la
corruzione e la desertificazione, ed è stato una delle bandiere antimperialiste, anticolonialiste e
panafricaniste. Thomas Sankara, che prima di intraprendere il processo rivoluzionario durato dal 1983 al
1987 ha gradualmente scalato le posizioni all’interno della gerarchia militare grazie alle sue capacità, alla
sua intelligenza ed un carattere molto forte, ha cercato, con l’aiuto di molti dei suoi collaboratori, di
trasformare la società alto voltiana, poi divenuta burkinabè. Le forze tradizionali religiose e dei maggiori
gruppi etnici, legate ai politici corrotti e vicini alla politica destabilizzante della Francia e delle potenze
occidentali, hanno condotto il piccolo Stato africano ad una povertà impressionante, ad un elevato indice di
analfabetismo e di malattie e ad una situazione ambientale pressoché spaventosa. Attraverso la nuova
politica, sicuramente austera ma intrisa di valori e di diritti primari degli esseri umani, Sankara ha provato a
ridare la speranza al popolo burkinabè, un popolo che ha sempre sofferto a causa di altri (pochi) e che, in
quei quattro anni, ha indubbiamente avvertito un sentimento di rivalsa e di vita vera nei confronti di chi per
decenni lo ha sfruttato ciecamente.
Riassumere ugualmente le circostanze relative al suo assassinio (e la morte di altre dodici persone) è
altrettanto difficile. Certamente un ruolo chiave venne svolto dal suo grande amico e numero due del
governo, Blaise Compaoré. Quest’ultimo, nel corso degli ultimi due anni della rivoluzione sankarista, si è
progressivamente allontanato dalle idee e dai progetti del suo compagno e Presidente; assieme a
Compaoré, anche diversi membri del governo e di una parte dell’esercito erano convinti che era giunta l’ora
di mettere da parte un peso ingombrante come Sankara. Con il probabile appoggio della Francia e degli
Stati Uniti, nonché della Costa d’Avorio, potente alleata francese nella regione, Thomas Sankara e dodici
collaboratori vennero uccisi in un colpo di Stato nel pomeriggio del 15 ottobre 1987, da uomini vicini a
Compaoré, il quale fin da subito cercò di giustificarsi, cambiando nel tempo la versione dei fatti che lo
riguardavano. Fatto sta che da quel momento, Compaoré ha guidato il Burkina Faso per ben ventisette
anni, fra diversi sospetti ed una serie di manovre politiche molto discutibili che hanno fatto ripiombare il
Paese negli indici più bassi nei campi della sanità, dell’educazione, dell’ambiente e dell’economia. Fra
ottobre e novembre 2014, il popolo burkinabè, dopo l’ennesimo tentativo da parte dell'odiato presidente
di emendare la Costituzione al fine di mantenere il potere, ha manifestato ininterrottamente per diversi
giorni per le strade della capitale e delle altre città; Compaoré alla fine è stato costretto a fuggire e rifugiarsi
nella vicina Costa d’Avorio.
Thomas Sankara è tuttavia ancora vivo. Vive e respira in una moltitudine di giovani ragazzi e ragazze
burkinabè, gli stessi che hanno contribuito a cacciare prima Compaoré e poi Gilbert Diendéré, ex Capo di
Stato Maggiore, che solo pochi mesi fa si è reso protagonista di un colpo di stato durato fortunatamente
pochi giorni; Michel Kafando, presidente della Repubblica ad interim, ha poi ripreso le redini del paese e in
seguito ci sono state le prime elezioni democratiche che hanno visto Roch Marc Christian Kaboré diventare
nuovo presidente. Nello scorso dicembre infine, tutti i sospetti ed i presunti dubbi sugli assassini di Sankara
sono venuti meno: Compaoré ed altri suoi stretti collaboratori, fra cui proprio Diendéré, hanno ricevuto il
mandato di cattura internazionale emesso da un tribunale militare burkinabè.

Sankara, rivoluzionario e amante del pallone (e dello sport): Project
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